Scrivere d’amore

di Giuliana Costantini

artwork by Winslon L Gascon

Molto difficilmente definibile nella sua totale complessità come unico concetto, usato invece ed abusato come semplice parola, “amore” nella quotidianità, nel teatro, nelle canzoni, nei molti e non sempre felici dialoghi sul grande e sul piccolo schermo, deriverebbe dal sanscrito “karma”, desiderio, ma la più affascinante, anche se molto incerta derivazione, sarebbe latina a-mors cioè che allontana la morte.

Hanno affrontato il tema dell’amore i filosofi di tutte le epoche, da Empedocle a Platone ad Aristotele fino ai grandi teologi cristiani, che dell’amore hanno fatto il centro del rapporto uomo Dio e Dio uomo.

La storia dell’umanità così diversa e così uguale fatta di tante sopraffazioni e anche di tante conquiste non ha certo parallelamente portato una pari applicazione delle leggi; ma Hegel afferma che l’amore supera perfino il diritto e uno Stato fondato sull’amore sarebbe l’ideale: forse, aggiungiamo noi, l’ideale anche oggi, quasi la perfezione.

È tuttavia sotto il profilo psicologico che attualmente l’amore è più studiato, pensiamo a Fromm o ad Alberoni, con le loro opere fondamentali per comprendere la differenza fra l’infatuazione e “il percorso d’amore”, che è una scelta consapevole e non un solo attimo.

Scrivere d’amore è stato da sempre molto diffuso soprattutto da parte degli uomini:        dai bigliettini mandati alla compagna di liceo, adesso via pc, alla poesia, ai grandi capolavori della letteratura. Impossibile per una biblioteca, sia pure la Library of Congress di Washington, possedere tutti i libri e/o anche soltanto le lettere d’amore scritti da personaggi illustri.

Molte lettere poi, anche se ben conservate, si sa, non sono state mai recapitate, altre, non sono mai partite e sono state ritrovate presso l’autore che non ha trovato il coraggio di spedirle, ma nemmeno di distruggerle.

E la poesia? Un mondo a parte la poesia d’amore, ma qui per noi è sufficiente il nostro caro Dante perennemente innamorato e non solo di Beatrice, ma di tutto l’universo di cui ha ravvisato il vero motore, cioè l’amore facendoci comprendere che è nella forza positiva di esso che tutto ruota, che tutto vive, anche noi, piccoli e a volte sciocchi e meschini che alziamo così poco gli occhi al cielo e spesso solo per vedere se piove.