Lettera ad Afrodite

di Silvia Bruni

Afrodite, 2021 – Carita Lupattelli

Amica mia, è così tanto tempo che non ho tue notizie da spingermi a scriverti questa lettera.

Credo che l’ultima volta in cui ho letto il tuo nome sia stata una sera d’inverno di un paio di anni fa, mentre sotto il caldo piumone tenevo fra le mani uno dei poemi epici che ti vede tra le protagoniste.

Come stai? Le cose qui sono cambiate molto da quando non ci sei più; il mondo è diventato un posto buio e le persone che lo abitano hanno smesso di rincorrere i propri sogni per appropriarsi del potere. Perfino il cielo ha cambiato colore. Siamo persi e spesso ho la sensazione che ti sia persa anche tu.

Non facciamo altro che trascinarci in questo girone infernale, carichi di paure che non riusciamo a sconfiggere. Tutti stanno lentamente dimenticando chi sei e cosa rappresenti.

Avidi ed infelici, ci facciamo largo tra la folla senza pentirci della nostra disonestà, vedendo quotidianamente svanire il significato cui è legato il tuo nome. Abbiamo sostituito l’amore alla possessione, all’egoismo, al bisogno. Rincorriamo i sogni degli altri perché non sappiamo dove siano finiti i nostri. Siamo passeggeri di una nave che cola lentamente a picco, in mezzo ad acque che dovresti rendere sicure. Ma tu non ci sei; esausta e spaventata sei fuggita da questo nuovo mondo, malato, in cui sopraffatti prevarichiamo l’uno sull’altro senza tregua.

Gli ideali in cui abbiamo sempre creduto, gli stessi per cui donne e uomini si sono sacrificati, avrebbero dovuto condurci lontano, fino all’uguaglianza, ma sono scivolati in fondo tra ricordi ormai impolverati. Esseri umani concentrati a cercare spazio per sé stessi soffocando il respiro altrui. Ammassandosi senza mai guardarsi negli occhi. Estranei.

E tu, dove sei finita? Credevo non avresti mai smesso di volteggiare intorno a noi, permettendoci di lasciar scivolare le nostre dita fra i tuoi capelli per poi aggrapparci, come ci si aggrappa alla speranza.

Nessuna illusione è mai stata più forte di te, mia cara Afrodite, che con la tua indiscutibile bellezza a volte confondi, pur restando il punto di riferimento per chiunque voglia vivere nel proprio barbaro, ma passionale istinto.

È forse questo ad averci ridotti così? Intrappolandoci nell’arroganza, nell’indifferenza e nella vergogna?

Siamo diventati razzisti, omofobi, sessisti, egoisti, violenti, giudicanti. Lasciamo crescere i bambini intrappolati dentro gabbie in cui non servono ali per volare, abbandonandoli a loro stessi.

Abbiamo smesso di comprendere la tua esistenza ed abbiamo trasformato le passioni in ossessioni e le ossessioni in parole taglienti per scaturire odio.

So che il peso gravoso di questo tuo compito è difficile da immaginare, ma la tua forza non ha eguali. Sei la regina del più forte ed autentico tra i sentimenti. Sei il calore lungo il corpo di un abbraccio, la bellezza nella profondità di uno sguardo, sei l’immensità degli oceani, sei la forza della diversità che ci rende tutti identici lungo questo tortuoso cammino. È di questo che ti devi ricordare quando hai paura di affacciarti verso un mondo che non riconosci, perché noi abbiamo bisogno di ricordare più di ciò che sappiamo.

Torna da noi, amica mia, permettici ancora di sentire il profumo dei tuoi capelli per aiutarci a riportare le nostre memorie ad un altro tempo, in cui facevamo di ogni timore un gran punto di forza.

Hai una responsabilità nei confronti di ogni essere vivente, dobbiamo poterti afferrare senza vederti svanire, non credi?

Con Amore,

Silvia