Lutto nel mondo della musica: è scomparso il leggendario Chick Corea

di Filippo Crudetti 

Chick Corea

Martedì 9 febbraio si è spento, all’età di 79 anni, per una grave e rara forma di cancro diagnosticata di recente, il leggendario pianista, tastierista e compositore jazz Armando Chick Corea, uno dei più importanti e influenti artisti della musica del secondo Novecento. La notizia della sua morte, rilasciata dalla famiglia sulla pagina ufficiale Facebook e sul sito del musicista due giorni dopo la data del decesso, si è rapidamente diffusa, lasciando sgomento e attonito l’intero mondo della musica. Molti i messaggi di cordoglio in suo ricordo. Così scrive su Facebook il contrabbassista John Patitucci, che ha a lungo collaborato con Chick Corea:

“Oggi siamo rimasti così scioccati e devastati dalla perdita di Chick Corea. Non ci sono parole sufficienti per esprimere il mio amore, la mia gratitudine e la mia ammirazione per Chick e tutto quello che ha dato a me, alla mia famiglia e al mondo. Il suo genio continuerà a ispirare molte generazioni. Non dimenticherò mai la sua gentilezza, il suo senso dell’umorismo, generosità, incoraggiamento e fede in un bambino di Brooklyn che voleva solo suonare il basso nella sua band. Mandiamo il nostro amore a Gayle, Thad e Liana e le mie preghiere sono con loro.” 

E così lo ricorda invece il chitarrista Al Di Meola in un post:

“Il grande Chick Corea ha lasciato questa vita, ma l’incredibile musica che ci ha dato e i ricordi significativi vivranno nella mia mente per sempre. Unirsi a “Return to Forever” è stato per me un sogno che si è avverato. Chick era il mio musicista preferito e “RTF” era la mia band preferita quando avevo 19 anni. È stato un viaggio musicale rivoluzionario senza sosta. Siamo stati in prima linea in un nuovo idioma chiamato Jazz-Rock Fusion insieme a WEATHER REPORT e MAHAVISHNU ORCHESTRA. Un momento estremamente emozionante a metà degli anni ’70! Grazie, caro Chick per l’eredità che hai dato al mondo e per aver creduto in me e avermi dato la possibilità di suonare con te, il mio eroe! Riposa in pace.”

Anche Bobby Mcferrin, con il quale più volte aveva collaborato, interviene commosso:

Chick Corea, mio caro Chick Corea.
Sono così grato per tutto il tempo e la musica che abbiamo condiviso. Il mio amore eterno.”

Chick Corea era cosciente di essere vicino alla fine dei suoi giorni, infatti dalla sua pagina ufficiale di Facebook si possono leggere le ultime parole di saluto e congedo dal mondo:

“Voglio ringraziare tutti coloro che, lungo il mio viaggio, hanno contribuito a mantenere vivo il fuoco della musica. Mi auguro che coloro che hanno la vaga idea di suonare, di scrivere, esibirsi o altro lo facciano. Se non per te, allora per il resto di noi. Non è solo che il mondo ha bisogno di più artisti, è anche molto divertente. E ai miei fantastici amici musicisti che sono stati come una famiglia per me da quando li conosco: è stato una benedizione e un onore imparare da voi e suonare con voi. La mia missione è sempre stata quella di portare la gioia ovunque potessi, e averlo fatto con gli artisti che così tanto ammiro, questa è stata la ricchezza della mia vita.”

Armando Anthony Corea, detto Chick, di origini italiane da parte di padre che aveva discendenze calabresi e siciliane, era considerato, da 40 anni a questa parte, uno dei musicisti jazz più popolari e influenti al mondo, non solo strettamente nell’ambito jazzistico. Nato a Chelsea, Massachusetts, il 12 giugno1942, era un musicista di rarissima versatilità, un autentico eclettico e un artista estremamente curioso, caratteristica questa che lo aveva portato col tempo a esplorare svariati ambiti, riuscendo però a mantenere sempre ben riconoscibile e inalterata la propria espressività e una personalità multiforme e virtuosistica. Il musicista italoamericano, che è stato anche un profondo conoscitore dell’intera storia del jazz, a proposito della sua versatilità era solito affermare che non trovava in essa dei contrasti perché egli amava suonare in maniera diversa e seguire svariate direzioni. Alcuni sporadici gruppi e musicisti come i Manhattan Transfer, Andy Laverne e Marian McPartland hanno dedicato lavori discografici alle composizioni di Corea, ma per lo più i musicisti di oggi sono ancorati all’esecuzione degli standard degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta oppure propongono proprie composizioni quando invece i brani di Chick Corea potrebbero favorire nuove idee e offrire uno stimolante materiale improvvisativo.

Corea iniziò a studiare musica all’età di quattro anni e grazie al padre, trombettista di un gruppo dixieland e arrangiatore, si accostò al jazz ascoltando artisti come Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Bud Powell, Thelonious Monk, Billy Eckstine, Horace Silver, Art Tatum, Duke Ellington, Lennie Tristano ed alla e alla musica classica ascoltando Beethoven, Chopin, Bach, Mozart, Domenico Scarlatti, Ravel. Ben presto entrò anche in contatto con il folclore della musica spagnola, altra influenza importante, che ritroviamo in gran parte delle sue composizioni.

Il debutto avvenne a Boston, nell’orchestra di Phil Barbosa, dove grazie a un conguero entrò in contatto con i ritmi della musica sudamericana. Nello stesso periodo, i primi anni Sessanta, fondamentali furono le collaborazioni come sideman con il percussionista cubano Mongo Santamaría, considerato tra i grandi esponenti del latin jazz. Questa sua breve ma al contempo molto significativa parentesi con percussionisti latinoamericani, lo portarono in seguito a collaborare con jazzisti del calibro di Herbie Mann, Woody Shaw, Joe Farrell, Steve Swallow, Joe Chambers, Cal Tjader e Blue Mitchell, con il quale incise alcune delle sue prime composizioni. In questo significativo periodo iniziale Corea cominciò a sperimentare generi diversi, dal latin jazz a quello etnico passando per l’hard bop. Di questa fase, significativo fu il disco Boss Horn della Blue Note, inciso nel 1967 con il gruppo del trombettista e talent scout Blue Mitchell, in cui spiccava la celeberrima composizione di Corea dedicata alla moglie, Tones for Joan’s Bones, un brano tra i più importanti e suonati dal pianista in tutta la sua carriera, ripubblicato l’anno successivo all’interno dell’omonimo album, il suo primo come leader. È un brano veramente molto intenso, dal sound vellutato, morbido, ma che allo stesso tempo non eccede in stucchevoli sentimentalismi, ma dal quale emerge la profonda vena melodica del pianista. Dell’anno seguente è l’uscita di uno dei suoi dischi più importanti e stupefacenti, una pietra miliare del jazz, Now He Sings, Now He Sobs, registrato in trio assieme a Roy Haynes alla batteria e Miroslav Vitous al contrabbasso, un album nel quale, stemperate le influenze afro-caraibiche dei lavori precedenti, finalmente emergeva per la prima volta in tutto il suo splendore il pianismo del giovane Corea. Questo disco da solo sarebbe stato sufficiente a consacrarlo nell’Olimpo del jazz.

Di questo album va assolutamente ricordato Matrix, uno dei suoi brani più noti, un blues modale di taglio marcatamente contemporaneo, che riusciva a offrire grandi possibilità di dialogo e interplay tra i musicisti del trio.

Negli anni a seguire collaborò con moltissimi musicisti importanti, come Stan Getz, Sara Voughan, e poi, per alcuni anni, con Miles Davis, con il quale realizzò album che hanno fatto la storia del jazz, come Filles de Kilimanjaro, In a Silent Way, Bitches Brew, A Tribute to Jack Johnson, Big Fun. Corea amava ricordare questo momento della sua carriera così:

“Con lui c’è stato l’apprendistato definitivo. Ero un apprendista accanto a Miles. Lo eravamo tutti, l’intera band. Quando sono entrato nel gruppo, nel 1968, tutti quelli che suonavano con Miles non facevano altro che imparare da lui. Uno dei suoi primi pianisti era stato Horace Silver, che è stato un mentore per me. Ho avuto gli insegnamenti migliori e sono stato fortunatissimo di avere avuto la possibilità di fare queste esperienze. Miles era il miglior insegnante silenzioso, solo poche parole e una dimostrazione alla tromba di quello che voleva.”

Nel 1972 con un gruppo di talenti come i chitarristi Al Di Meola e Bill Connors, Stanley Clarke al basso, il sassofonista Joe Farrell, il percussionista Airto Moreira e la cantante brasiliana Flora Purim, fondò i Return To Forever, una delle prime band fusion. Contemporaneamente collaborò con il vibrafonista Gary Burton, introducendo nella sua musica echi country & western. Dopo essersi confrontato con il pianista Herbie Hancock, realizzando nel 1979 Crystal Silence, formò un eccezionale quartetto insieme ancora una volta al sassofonista Joe Farrell, oltre che a Eddie Gomez al basso e Steve Gadd alla batteria, con cui realizzò il bellissimo Friends. Successivamente riprese l’interesse per la musica elettronica, costituendo l’Elektric Band con Frank Gambale alla chitarra, John Patitucci al basso e Dave Weckl alla batteria. A partire dagli anni Duemila Corea lavorò a progetti volti a introdurre nel jazz elementi della musica classica, e ancora nel suo ultimo album, Plays, spaziava da Scarlatti a Gershwin a Stevie Wonder, con la disinvolta competenza che lo ha accompagnato in tutta la sua fantastica carriera.