Un mare di cellule sotto un cielo di musica (E.T.) Intervista ad Emiliano Toso, Biologo cellulare e Musicista Compositore a 432Hz.

di Imma Franzese 

Due sono le sue più grandi passioni e la vita ha fatto in modo che esse potessero coesistere fondendosi in un’unica forma, una meravigliosa forma del tutto nuova e per nulla scontata. Emiliano nasce come Biologo cellulare, dopo la laurea in Scienze Biologiche nel 1998 infatti consegue il dottorato in Biologia Umana presso l’Università di Torino con specializzazione in basi molecolari e cellulari. Intraprende così un’importante carriera scientifica che lo porterà a lavorare per 16 anni come Associate Director responsabile del gruppo di Biologia Molecolare presso la Merck–Serono nel set up di metodi approvati da FDA ed EMA. Al di là della professione evidentemente scientifica, si dedica e coltiva contestualmente la passione innata per la musica e per la composizione. Dal 2013, supportato da una figura importante come il dott. Bruce Lipton, la composizione non sarà più solo una passione da vivere nella propria intimità e da serbare nel cassetto più prezioso della propria scrivania, ma diverrà un elemento di grande condivisione che lo porterà a stravolgere la propria vita. Incide così il suo primo album: Translational Music. Non è nostro intento anticipare tutto, iniziamo l’intervista e facciamo in modo che sia lui, con le sue parole e la sua passione, a raccontarsi.

Abbiamo appena letto che dal 2013 la sua vita viene stravolta, la sua professione e la sua più grande passione si fondono dando vita a Translational Music. Esso oltre ad essere un album è un vero e proprio progetto che ha ottenuto grandi consensi; potrebbe raccontarci (a partire dal nome scelto) di cosa si tratta e soprattutto se ci sono situazioni o contesti specifici in cui esso si è diffuso maggiormente o nei quali sarebbe raccomandabile tale tipo di ascolto?

Translational music oltre a essere il mio primo album è il nome del progetto che racchiude tutta la mia musica. È la mia modalità di tradurre le emozioni vissute nel nostro profondo ad un livello più alto, “Un mare di cellule sotto un cielo di musica”, così mi piace pensare alle mie composizioni. Quando ho deciso di condividere la mia musica mai avrei pensato che potesse avere effetti sulla salute dell’uomo, perciò è stata innanzitutto per me una grande sorpresa leggere i numerosi riscontri che da subito mi sono arrivati in ambito terapeutico, ospedaliero, assistenziale, educativo e praticamente da ogni ambiente in cui era richiesto uno strumento in grado di lavorare sui livelli di stress, di dolore, di ansia, di espressione del benessere, del focus e della creatività.

 

Potrebbe spiegarci quali sono le motivazioni per cui ha scelto un’accordatura a 432Hz?

Ho sempre fatto le più grandi scelte della mia vita con il cuore e intuitivamente, la prima volta che suonai il mio pianoforte così accordato ho percepito si fosse come umanizzato, era una sensazione del tutto nuova, mai provata. Decisi in quel momento che non lo avrei più accordato diversamente perché lo sentivo più caldo, più morbido, come fosse tornato a casa, nella mia casa e da quel momento io potevo esprimermi attraverso di lui in modo più coerente. Successivamente ho riscontrato che la musica creata in questa accordatura è più in linea con i suoni del nostro corpo e della natura che ci circonda: produce armoniche che risuonano con il battito del cuore, la doppia elica del DNA, il battito fondamentale della terra (che risuona a 8hz) è considerata la frequenza dell’universo per la coerenza tra micro e macro cosmo.

Nei suoi album nulla è lasciato al caso, tutto è meticolosamente pensato per la creazione di un prodotto che possa rispondere perfettamente alle sue esigenze. Anche il sistema di registrazione fa la sua parte, come mai ha optato per la registrazione Binaurale 3D? In cosa consiste?

Non ho mai pensato alla mia musica come un prodotto, ma un qualcosa che mi arriva da chissà dove ed io ho il compito di tradurla attraverso il mio sentire e il mio spartito. Nell’album Wingprinting (dedicato alla nascita e alla rinascita) ho voluto La registrazione Binaurale 3D è uno speciale Sistema di Registrazione che ricrea le condizioni naturali dell’ascolto umano, un vero e proprio orecchio, utilizza un caratteristico microfono a ‘testa di manichino’ appositamente progettato per replicare con precisione una testa umana media in termini di risposta acustica 3D e di risposta fisiologica (HRTF), così da garantire l’esperienza di ascolto più naturale possibile. Utilizzando delle buone cuffie, si ha proprio la sensazione di essere nel luogo della ripresa originale.

Negli ultimi anni si sta valorizzando particolarmente la disciplina musicale per le sue qualità benefiche. Di certo non è una novità, se pensiamo che già gli antichi Greci ritenevano Apollo – dunque una sola divinità – Dio della musica, delle arti mediche e della scienza che illumina l’intelletto. Per essere sopravvissuta attraverso i tempi, pur se con difficoltà, tale concezione significa che davvero la musica è uno strumento potente: ma cosa succede al nostro corpo quando ascoltiamo musica? I suoni possono davvero comportare in chi ascolta una trasformazione biofisica e biochimica?

Ho potuto approfondire che ci sono molti studi rigorosi a dimostrazione di come la musica che ascoltiamo influisca sulla biochimica del corpo attraverso il cervello. Al cervello, infatti, arrivano stimoli che inducono profondi cambiamenti sulla biochimica del corpo. Questo implica l’aumento di ormoni come ad esempio ossitocina e dopamina. Ci sono importanti articoli su riviste come Nature, per esempio, su come cambia la biochimica del corpo nel momento in cui ascoltiamo musica con certe caratteristiche.

Negli ultimi anni però grazie a importanti scoperte nel campo dell’epigenetica e della fisica quantistica si sta dimostrando come oltre agli effetti clinici e biochimici, si è potuto dimostrare come le nostre cellule comunichino attraverso la luce ed il suono e il loro comportamento sia profondamente influenzato dal suono e dalla musica.

Dr. Emiliano Toso

Lunedì 16 Dicembre lei ha vissuto in prima persona una grande conquista che ha permesso davvero alla musica di varcare i confini della scienza: ha suonato in una sala operatoria durante un intervento per l’asportazione di un duplice tumore del midollo spinale in un bambino di dieci anni. Potrebbe raccontarci come e cosa è successo? La prima domanda che ero sicura le avrei fatto è: come è possibile che sia riuscito a portare un pianoforte a coda all’interno di un contesto in cui la sterilità è la principale caratteristica?

L’incontro con il professor Trignani è avvenuto in occasione del mio concerto a favore della Fondazione ospedale Salesi a settembre del 2020: mi ha fatto questo invito, incredibile e anche attraverso il supporto della fondazione stessa abbiamo potuto realizzare questo meraviglioso progetto. Il piano è stato trattato ed ha avuto tutti i permessi idonei per poter entrare in sala operatoria.

Come si è preparato a questo evento? Ha fatto una selezione preventiva dei brani da suonare? Se sì, ci direbbe quali sono gli elementi o le caratteristiche che l’hanno convinta a scegliere quel brano piuttosto che un altro?

Mi sono preparato passeggiando in Natura nell’ascolto, di me stesso e di ciò che si muove intorno a noi. Non preparo mai una scaletta prima dei miei eventi, a maggior ragione in questa situazione, unica al mondo. È stato fondamentale conoscere il bambino e la sua famiglia, formare insieme all’equipe un unico organismo dedito alla buona riuscita dell’intervento. Come sempre mi lascio guidare dal momento e dalle vibrazioni che ricevo, dall’ambiente in cui mi trovo e dalle persone che mi circondano, sono importanti e fortissime le intenzioni che ci guidano in quei momenti in cui 16 personalità e ruoli molto diversi tra loro hanno formato una vera e propria orchestra sinfonica per salvare la vita ad un bimbo.

Quali sono state le sensazioni che ha provato in quegli istanti? Ma soprattutto in che modo la sua musica ha potuto aiutare il giovane paziente e l’equipe di medici?

Ho sentito un forte senso di unione con tutta la squadra, sapere che stavamo portando avanti qualcosa di straordinario è stato per me di fortissimo impulso. La musica ha portato calma e concentrazione, a detta degli addetti in sala operatoria ha fatto sì che si alleviasse il senso di stanchezza e creato armonia in una condizione così particolare. Nel bambino si sono notati cambi di parametri significativi, in presenza o assenza di musica nonostante fosse completamente sotto anestesia. Sono in corso le analisi biochimiche che supporteranno ancora di più gli effetti della musica sul bimbo e sull’equipe.

 

Lei è molto vicino alle nuove prospettive di salute offerte dall’epigenetica secondo cui ciò in cui crediamo influisce su ciò che siamo, ma la musica che funzione assume in questo contesto? Può essa creare delle mutazioni e dunque influenzare in qualche modo la memoria genetica?

Grazie all’epigenetica e alla fisica quantistica, la biologia negli ultimi anni sta dimostrando il vero potere della musica sul nostro corpo, non solo a livello fisico. I segnali che arrivano alle nostre cellule e ne permettono cambiamenti nella loro differenziazione e metabolismo, possono essere anche segnali biofisici e quindi la musica può essere considerata un importante elemento di comunicazione cellulare. Ciò che l’uomo aveva intuito migliaia di anni fa viene dimostrato ora in modo scientifico e questa nuova unione tra arte e scienza può davvero rappresentare un importante salto evolutivo nella coscienza dell’uomo.

 

Ci avviamo al termine dell’intervista con un’ultima domanda. Ogni mese Ecce Musica-Magazine pubblica una parola chiave fornendo diversi spunti di riflessione; la parola del mese corrente è MEMORIA e dunque le chiedo: oltre la memoria genetica di cui abbiamo parlato precedentemente, sappiamo che la musica può svolgere una funzione importantissima nella creazione della memoria emotiva personale e non solo. In lei, Dott. Toso, coesistono tre aspetti fondamentali: l’uomo, lo scienziato e l’artista – Come ognuna di queste essenze definirebbe il binomio musica-memoria?

Negli ultimi anni posso davvero celebrare come dentro di me questi tre aspetti siano uniti tra loro e posso osservare attraverso i riscontri di migliaia di ascoltatori in tutto il mondo come Translational Music stia rappresentando un potente strumento di trasformazione fisico, emozionale e spirituale. La musica può sciogliere memorie molto profonde che hanno creato ferite emozionali nell’uomo ed esistono ormai decine di testimonianze che posso riscontrare durante i miei concerti nei teatri o negli ospedali. Questo mondo è talmente vasto che mi pone in continua ricerca e sono felice di poter condividere con voi le scoperte più recenti durante i laboratori che organizzo mensilmente con il pubblico.