Speranza e Rimembranza sulle note di Schindler’s List

di Francesco Pacilé

 

   «Chiunque salva una vita, salva il mondo intero».

(Schindler’s List)

Mother No 5, 2011, oil on canvas, 151.8 x 108.6 cm – NIR HOD

  • Genesi ed Apocalisse

Il Signore disse ad Abram: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». (Genesi 12, 1-3)

La millenaria storia d’amore del Dio di Israele con il popolo da lui scelto ha in principio una parola rivolta ad Abram intorno al 2000 a.C., una parola che si veste dei panni di una triplice promessa; eppure, Abram, da allora vocato da Dio “Abraham” all’età di settantacinque anni, senza figli a causa della sterilità della moglie Sarai, obbedì immediatamente, lasciando la propria dimora e viaggiando verso l’ignoto, in nome di una parola, in nome di una promessa, in nome di un Nome. È questa l’origine del popolo di Israele («colui che è in lotta con Dio», dall’episodio della misteriosa teomachia notturna di Giacobbe, poi chiamato Israele: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini, e hai vinto» (Genesi 32, 29)).

Tentiamo dunque di riflettere bene sul nome Israele: nella sua radice è presente la lotta, lo sforzo sovrumano, naturalmente anche il dolore, eppure risulta vittorioso contro Dio al termine di una prova tesa a rafforzarlo fisicamente e spiritualmente, a renderlo intrepido di fronte alle paure che oscuravano il suo animo. Comprendiamo, allora, quale profonda profezia sia contenuta nella promessa di quel nome: un destino, una chiamata alla lotta continua, alla sottomissione (pensiamo ai quattrocento anni di schiavitù presso gli Egiziani prima della liberazione sotto la guida di Mosè, oppure alla deportazione in Babilonia al tempo di Nabucodonosor II), al duro fuoco della prova che fortifica l’animo degli Israeliti ma che li costringe ad attraversare immani sofferenze.

Una storia drammatica che tocca il culmine alcuni millenni dopo, con le leggi razziali naziste eppure, proprio nel contesto di formidabile discriminazione della Germania nazista del 1939, si inserisce l’incredibile storia dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler che durante la Seconda Guerra Mondiale ha salvato circa 1100 persone ebree dallo sterminio, utilizzando il pretesto di impiegarle come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di utensili, la D.E.F. (Deutsche Emaillewaren-Fabrik), situata a Cracovia. L’intera vicenda è stata divulgata al grande pubblico grazie all’incontro tra lo scrittore australiano Thomas Keneally e il negoziante Leopold Pfefferberg (chiamato “Poldek”), un sopravvissuto allo sterminio grazie a Schindler del quale, dopo la guerra, è diventato fraterno amico. Keneally colpito dalla storia e stabiliti vari contatti con gli altri Schindlerjuden (gli “Ebrei di Schindler”), nel 1982 ha scritto il romanzo La lista di Schindler da cui, successivamente, è stato tratto il famosissimo film Schindler’s List (1993) diretto da Steven Spielberg e girato interamente in bianco e nero, vincitore di sette premi Oscar tra cui miglior film, miglior regia e migliore fotografia. Ciò su cui ci vorremmo soffermare in questa sede è la colonna sonora scritta da John Williams e interpretata magistralmente dal violinista israeliano Itzhak Perlman e dalla Boston Symphony Orchestra, sicuramente una delle più suggestive colonne sonore mai composte nella storia del cinema.

Williams è forse, oggi, il più celebre compositore di musica da film al mondo: vincitore di cinque premi Oscar, il maestro statunitense ha composto la colonna sonora di capolavori filmici come Star Wars, Indiana Jones, E.T. l’extraterrestre, Lo squalo, Jurassic Park, Salvate il soldato Ryan, Superman ed Harry Potter. Itzhak Perlman è una leggenda vivente del violino: nasce a Tel Aviv nel 1945, un ebreo venuto al mondo soli due giorni prima – 30 Agosto 1945 – del termine di una guerra atroce di cui, oltre alle persone ebree, furono vittime le popolazioni slave dell’Europa orientale e dei Balcani, i prigionieri di guerra sovietici, gli oppositori politici, i massoni, le minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, i gruppi religiosi pentecostali ed i testimoni di Geova, gli omosessuali e i portatori di handicap mentali o fisici. Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le persone che persero la vita in maniera brutale, uomini e donne di tutte le età – senza riguardo per anziani e bambini – tra cui sei milioni di ebrei. Un urlo lancinante si è innalzato al cielo e il Dio di Abraham, di Isacco e di Giacobbe ha osservato milioni di uomini soccombere sotto la morsa di coloro che avrebbero dovuto essere chiamati “fratelli”: il peccato di Caino si è perpetrato ex novo nella storia dell’uomo con proporzioni che potremmo definire bibliche. La storia del popolo di Israele, le sue vittorie e i suoi dolori, sono presenti nella musica di John Williams per il film Schindler’s List, come avremo modo di approfondire nel corso di questa trattazione.

  • Schindler’s List Theme e Remembrances

La traccia n. 1 dell’album della colonna sonora scritta da Williams, Theme from Schindler’s List, è certamente il brano che ha avuto un maggior successo e potrebbe essere definito come primo tema portante della partitura: appare in versione orchestrale ed eseguito da diversi strumenti solisti in ben otto delle tredici scene musicali individuabili nel film di Spielberg. Si tratta del tema che evoca Schindler e la lista, dunque per estensione anche tutti gli ebrei che si sono salvati tramite loro: la versione con il violino solista di Perlman – sarà il suo Bergonzi? Il suo Guarnieri del Gesù? O il suo Stradivari? – accompagnato dalla Boston Symphony Orchestra si può ascoltare integralmente solo nell’ultima scena del film, in cui gli attori accompagnano i veri “ebrei di Schindler” sopravvissuti fino al 1993, in una processione verso la tomba del loro salvatore, intenti a depositarvi sopra una pietra in segno di profondo riconoscimento. Si consiglia vivamente l’ascolto di questo frammento della colonna sonora dotato di una rara delicatezza e malinconia, tanto da brillare come un diamante nella storia della musica da film.

Fig. 1, John Williams, Theme from Schindler’s List, riduzione per violino e pianoforte, batt. 1-15.

La melodia del Theme from Schindler’s List appare per la prima volta all’inizio del film – eseguito dal flauto – nel momento in cui le persone ebree sono costrette a lasciare le proprie dimore e a trasferirsi nel ghetto di Cracovia, dunque denota la desolazione dei personaggi sullo schermo di fronte alle brutali iniziative dei nazisti. Una sensazione completamente diversa viene comunicata dal tema nella scena in cui, dopo essere stati salvati dalla lista, i lavoratori ebrei sono divisi in due treni, uno per le donne e l’altro per gli uomini; per un avverso caso, il treno che trasporta le donne si ferma all’interno del campo di concentramento di Auschwitz invece di raggiungere la fabbrica di Schindler. Quest’ultimo si adira e riesce a salvare le povere donne “acquistate” dai nazisti, che finalmente varcano i cancelli della fabbrica accompagnate dal Theme: conforto, consolazione e sollievo vengono espressi dalla sublime musica di Williams. Nasce allora un conflitto: la stessa melodia viene adoperata per definire delle situazioni notevolmente diverse, per descrivere un’intensa tristezza oppure una profonda consolazione.

Ciò è spiegabile da un punto di vista strettamente musicale: il Theme from Schindler’s List (Fig. 1) si apre con un ampio intervallo di ottava (La2 – La3) e procede attraverso ripetuti intervalli di quinta (La3 – Re3). Riflettiamo bene su questi due intervalli fondamentali: entrambi, se suonati armonicamente, danno al nostro orecchio la sensazione di essere vuoti, o almeno di generare un profondo senso di vuoto. Ciò accade, da un punto di vista fisico, perché i primi due suoni della serie degli armonici naturali di una qualsiasi nota sono proprio l’ottavo e il quinto suono, seguiti da un’ulteriore ottava. L’ottava iniziale viene utilizzata per espandere il profilo melodico ma resta un intervallo anonimo essendo la ripetizione di uno stesso suono in un registro più acuto o più grave: essa è il “vuoto assoluto” e l’unica indicazione che fornisce al nostro orecchio è quella di stabilire se il profilo melodico procede in senso ascendente oppure discendente. Il tema prosegue poi con numerosi intervalli di settima (Fa3 – Sol2): questi ultimi, fortemente dissonanti, vengono impiegati per caricare di emozione e di tensione la melodia, suscitando anche un certo dolore, lo stesso provato dai personaggi della narrazione filmica. La quinta vuota può essere considerata poi come i 2/3 di un accordo: il suono mancante, la terza, è determinante perché distingue l’accordo maggiore dall’accordo minore e la sua assenza suscita la sensazione di una totale sospensione, evocativa di un potente afflato di speranza. Il tema della lista, di Schindler e di tutte le persone ebree salvate è in realtà proprio il tema della speranza: un accordo ancora indefinito che potrebbe diventare maggiore oppure minore solo con l’aggiunta di un terzo suono; una speranza che potrebbe concretizzarsi in una gioia ma che corre il rischio di trasformarsi in una delusione e in una sofferenza. Questa è in realtà la lista di Schindler: una viva fede affinché un pericolo di morte si possa mutare in sicurezza di vita.

Il Theme from Schindler’s List è strettamente connesso con il secondo tema – per importanza – della partitura: esso appare in tre scene musicali tra le tredici individuate ed è possibile ascoltarlo integralmente in versione orchestrale nella traccia n. 4 dell’album, intitolata Remembrances; si consiglia anche l’ascolto dell’omonima traccia n. 13 in cui lo stesso tema viene espresso dal sublime suono del violino di Perlman. All’interno del film esso appare per la prima volta nella scena accompagnata dalla traccia n. 9 Stolen Memories basata sul secondo tema in questione eseguito dal flauto solista. La scena narra della spoliazione dei lavoratori ebrei: tutti i beni in loro possesso vengono sottratti dai nazisti nel momento in cui essi sono costretti a vivere nel ghetto di Cracovia; i loro gioielli e gli oggetti di valore vengono valutati attentamente e sequestrati mentre le loro fotografie vengono gettate da parte e bruciate perché considerate inutili. Comprendiamo allora il significato del titolo della traccia n. 9 dell’album, Memorie rubate, ma soprattutto del titolo delle tracce n. 4 e n. 13, Rimembranze. La scena si conclude con l’arrivo di un nazista con in mano un misterioso sacchetto: all’interno sono presenti dei denti d’oro strappati dalla bocca degli ebrei durante il trasferimento nel ghetto. L’uomo che sta valutando le ricchezze viene ripreso dalla camera di Spielberg con un’espressione di profondo sgomento, mentre il secondo tema – Remembrances – fa ascoltare le sue ultime toccanti note. La rimembranza è il ricordo associato alla capacità di riscoprire nella coscienza immagini e sentimenti reconditi: non è il semplice ricordo astratto, è qualcosa di molto concreto che nasce dall’unione della memoria con il mondo iconico ed emotivo della nostra anima; è un moto violento che parte dall’interno e sconvolge con la sua intensità, in grado di riportare chi lo sperimenta in un luogo e in un tempo remoti e solo grazie alla musica lo spettatore, insieme ai protagonisti, può sentirsi coinvolto nella scena, può compiere così questo drammatico e suggestivo viaggio interiore, dal quale tornare profondamente cambiato. Mai più nulla sarà come prima.

Fig. 2, John Williams, Remembrances, riduzione per sassofono e pianoforte, batt. 1-8.

Fig. 3, John Williams, Remembrances, riduzione per sassofono e pianoforte, batt. 9-19.

Sempre da un punto di vista analitico musicale, il tema di Remembrances (Fig. 2) è caratterizzato – oltre che da una raffinatissima melodia – da un continuo cambio di metro, una costante oscillazione tra i tempi 4/4 e 3/4 che si estende da battuta 1 a battuta 13 (Fig. 2 e Fig. 3), mentre a battuta 14 del nostro spartito viene ripreso il Theme from Schindler’s List (in 4/4), per far notare come i due temi principali della partitura siano visceralmente legati l’uno all’altro. Il cambio di metro avviene ad un ritmo serratissimo, battuta per battuta, e ciò genera nell’ascoltatore la percezione di una formidabile instabilità ritmica, quasi – potremmo dire – la sensazione di un tempo rubato. Il rubato indica un leggero aumento o una lieve diminuzione del tempo di un brano a discrezione dell’esecutore o del direttore, ma può essere anche previsto dal compositore stesso. Si genera allora, dal tema di Remembrances, un senso di profonda libertà che va oltre le strette gabbie del tempo musicale: è questa la rimembranza, un ricordo non nettamente definito per sua stessa natura – come sembra essere instabile ed indefinito il ritmo del brano – che va oltre il tempo come da noi percepito, inverte la sua direzionalità volgendosi al passato e si carica di emozioni concretizzandosi come un’esperienza quasi corporea, oltre che spirituale. Questa indefinitezza ritmica è rafforzata da un’instabilità armonica: possiamo notare che il tema esordisce a battuta 3 (Fig. 2) con un accordo di La maggiore (Tonica) seguito a battuta 4 da un accordo di Mi maggiore (Dominante) che risolve nel secondo tempo debole della battuta 4 su un ulteriore accordo di tonica (cadenza perfetta I-V-I). Il nostro orecchio attenderebbe la risoluzione della Dominante sulla Tonica sul tempo forte della battuta 4 ma Williams ci inganna togliendo forza alla risoluzione stessa. Stessa osservazione potrebbe essere fatta per la battuta 5 che presenta sul primo tempo forte un accordo tensivo come quello di Re maggiore con la settima (Settima di Sottodominante) che risolve ancora nel secondo tempo debole su un accordo di Sol maggiore. Si può allora affermare che la grande instabilità ritmica del brano viene enfatizzata anche da un punto di vista armonico andando a consolidare la nostra interpretazione: il tema di Rimembrances è così vago ritmicamente e armonicamente perché va a rappresentare musicalmente il ricordo, indefinito per sua stessa natura.

I due temi principali della partitura, Theme from Schindler’s List (Fig. 1) e Remembrances (Fig. 2 e Fig. 3), sembrano essere pensati e costruiti con una sottile somiglianza: l’accompagnamento iniziale di Rimembrances presenta gli stessi intervalli del Theme from Schindler’s List, intervalli di quinta e di sesta, ma invertiti; nel tema principale (Theme) gli intervalli sono discendenti, nell’accompagnamento di Remembrances gli stessi intervalli sono ascendenti. È come se l’accompagnamento del secondo tema fosse generato a partire dallo stesso nucleo tematico del principale, ma orientato in una direzione melodica opposta. Da ciò possiamo desumere che i due temi sono fratelli, nati dallo stesso ventre: la lista – rappresentata dal primo tema – permette agli ebrei di salvarsi e continuare a sperimentare la rimembranza di ciò che è stato; i nazisti non hanno potuto scalfire la memoria identitaria delle loro vittime, un’identità vittoriosa anche dopo la “tempesta devastante” che la Shoah ha rappresentato.

I due temi fratelli sono stati combinati insieme in due tracce importantissime all’interno dell’album della colonna sonora: la traccia n. 10, Making the list, e la traccia n. 11, Give me your name. La prima accompagna la scena risolutiva dell’intera narrazione filmica: la scrittura della lista da parte di Itzhak Stern sotto dettatura di Schindler. La lista comprende i nomi di tutte le persone ebree salvate dall’imprenditore tedesco, che “acquista” i singoli lavoratori dal terribile capo delle SS Amon Goeth. È lo stesso Stern, dopo aver scritto l’ultimo nome, a spiegare il senso di quella lista salvifica a Schindler: «Guardi, la lista è un bene assoluto, la lista è vita! Tutto intorno, ai margini, c’è l’abisso.»

La seconda traccia, Give me your name, accompagna la scena in cui i soldati nazisti leggono i nomi sulla lista e i lavoratori ebrei vengono salvati: in questo caso, il flauto solista esegue il tema di Remembrances seguito magistralmente dall’orchestra di Boston, e subito dopo è il corno ad interpretare la sublime melodia. Il pianoforte allora accenna delicatamente il tema di Schindler e i violini rispondono accoratamente a quel richiamo; il brano prosegue con il violino di Perlman in controcanto mentre i violoncelli riprendono il tema. Ecco che finalmente il violinista israeliano accenna alla melodia combinandosi più volte con l’orchestra. Tutto è compiuto: la lista è la speranza concretizzatasi in salvezza, è il mutamento della morte in vita, un processo anti-entropico e dunque prodigioso per sua stessa natura.

Sarebbe interessante, ma impossibile in questa sede, soffermarsi su altre tracce dell’album della colonna sonora scritta da Williams, di cui si dà qualche breve cenno: musicalmente rievocativa è la ripresa dei canti in lingua ebraica come Oyf’n Pripetshok And Nacht Aktion per la scena del terribile massacro nel ghetto di Cracovia o come il canto popolare israeliano Yerushalayim shel zahav (Gerualemme d’oro) composto da Naomi Shemer, usato da Spielberg nel momento in cui i lavoratori ebrei vengono liberati dalla minaccia nazista e marciano insieme fiduciosi in un nuovo inizio. Esso, considerato oggi un secondo inno, non ufficiale, di Israele è diventato il simbolo della vittoria nella guerra dei Sei Giorni del 1967, nel corso della quale vennero riunificate le due parti di Gerusalemme: espressione ancora di libertà e della speranza, forse, di essere finalmente giunti alla Terra Promessa.

  • Prodigio e memoria

I concetti di speranza e di rimembranza sono essenziali per la storia del popolo di Israele, e dunque per i lavoratori ebrei salvati da Oskar Schindler. La speranza, messa in luce dal Theme from Schindler’s List, e la rimembranza, da cui ha origine il nome del secondo tema Remembrances, permettono agli Schindlerjuden di resistere nonostante tutto alla devastazione subita. Ciò spinge a parlare di uno straordinario prodigio per descrivere la storia di Oskar Schindler, simile alla vocazione di Abramo all’origine della storia del popolo di Israele; alla teomachia ingaggiata da Giacobbe nella notte per fortificare se stesso; simile alla liberazione di Israele dalla terribile mano dell’Egitto per opera di Mosè. Salvare la vita di 1100 persone – che sono diventate 6000 all’epoca di distribuzione del capolavoro filmico, nel 1993, ed oggi molti di più – possiede in sé qualcosa di sensazionale e conferma che anche nell’oscurità più tenebrosa può esser presente un barlume di luce. La speranza di un futuro radioso e la rimembranza di un passato al quale non è permesso, per nessun motivo al mondo, cadere nell’oblio.

Mother, installation view – NIR HOD

Bibliografia

  • VV., La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2017.
  • Doherty Thomas, Schindler’s List, in Thomas Fensch “Oskar Schindler and his list : the man, the book, the film, the Holocaust and its survivors”, Paul S. Eriksson, Forest Dale, 1995.
  • Keneally Thomas, Schindler’s list, New Rochelle, New York, 1994.
  • Matteucci Gian Luca, L’arca di Schindler : personaggio e messa in scena di Schindler’s List di Steven Spielberg, Università degli studi di Torino, Torino, 1999.
  • Palowski Franciszek, Witness : the making of Schindler’s List, traduzione in inglese dal polacco a cura di Anna e Robert G. Ware, Orion, Londra, 1998.
  • Wolin Richard, “Schindler’s List” and the Politics of Remembrance, in Thomas Fensch “Oskar Schindler and his list : the man, the book, the film, the Holocaust and its survivors”, Paul S. Eriksson, Forest Dale, 1995.

Sitografia

  • VV., John Williams: Biography, articolo pubblicato su “John Williams.org”, https://www.johnwilliams.org/reference/biography, consultato il 22 Gennaio 2021.
  • VV., The history of the Boston Symphony Orchestra, articolo pubblicato su “Boston Symphony Orchestra”, https://www.bso.org/, consultato il 22 Gennaio 2021.
  • El Sabi Andrea, Schindler’s List: una musica essenziale e profonda. Ecco la colonna sonora di John Williams, articolo pubblicato su “Cinematographe”, 27 Gennaio 2017, https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/schindlers-list-musica-colonna-sonora/, consultato il 23 Gennaio 2021.