Parola e memoria
di Laura Domingo Agüero
Cantando le sue poesie, Omero stava forgiando le basi della cultura occidentale. Molto probabilmente non ne era consapevole, sebbene fosse incoraggiato dalla profonda certezza che la parola è memoria, e memoria è il luogo su cui riposa il passaggio umano sulla terra.
La parola e la memoria sono espressioni del nostro sviluppo cognitivo e ci permettono di esistere attraverso un linguaggio codificato, un’impresa che ci porta a considerarci (non senza eccessi e ingiustizie) entità superiori all’interno della natura. Entrambi condizionano anche la nostra identità individuale e collettiva. Nessuno oggi tra i viventi può dire di aver sentito direttamente il grido di Elena di Sparta; ma le sue lacrime hanno contribuito a sostenere per secoli il concetto che le donne si lamentano mentre gli uomini vanno alla conquista di città.
La capacità di trasmettere idee ha influenzato i nostri costumi e la nostra percezione del tempo. Pertanto, se torniamo a quello che risulta essere l’inizio della scrittura, grazie alle composizioni poetiche della principessa e mistica Enheduanna, sebbene del suo impero rimangano solo poche rovine, possiamo immaginare la mitica e verde Uruk come era.
Memoria 1: Ricordo gli spettacoli di marionette a cui assistevo da bambina perché mi lasciavano triste. Ma la tristezza in sé non è negativa, piuttosto è uno shock dello spirito. Per questo, quando Raúl Hernández Novás e Ángel Escobar recitavano le loro poesie a casa mia, anche se a quel tempo non avevo nemmeno cinque anni – secondo quel che raccontano i miei genitori – rimanevo in silenzio a guardarli come se fossi consapevole di trovarmi di fronte a qualcosa di importante: la parola ferita di quei poeti.
L’arte nasce da una mancanza. Sor Juana Inés de la Cruz lo ha ricordato quando ha detto: “è piccola la materia di una vita / per la forma di un così grande fuoco”[i]. Ecco perché creiamo, per fertilizzare con le nostre ceneri e quelle degli altri la possibilità lontana.
La scrittura è, in questo senso, un modo per mettersi di fronte a ciò che non è stato raggiunto. Ma una cosa è dedicarsi a questa professione per qualche anno o durante la giovinezza; altro è assumerla come un complemento essenziale e perpetuo. Allora si capisce che per finire un libro serve stabilità nonostante gli stereotipi su certi scrittori (che fumano, bevono eccessivamente, hanno una vita sociale intensa e disordinata), perché solo così si può scavare nel veleno personale, certamente tossico, fino ad arrivare a un nucleo puro e prezioso.
Memoria 2: Il muro verde ospedale, dietro al pezzo di sbarra che corrispondeva al mio posto di allenamento durante i diversi corsi della Scuola Elementare di Balletto de L’Avana, aveva molti graffi. Tuttavia, arrivai a memorizzare ciascuna di quelle crepe, a vederle ad occhi chiusi, a sognarle. Ho sempre saputo che non sarei stata una ballerina ma il balletto mi ha lasciato la certezza che la frustrazione in ogni circostanza è inesistente, che la competizione è estranea all’arte e che l’orgoglio principale di un creatore è essere se stesso.
Studi genetici hanno rivelato il potere della memoria cellulare e la sua influenza sui nostri tratti fisici e psicologici, la propensione a determinate malattie, fobie, passioni. Allo stesso modo, sappiamo di essere figli di ondate migratorie che ci uniscono da tempo. “Ogni uomo è tutti gli uomini”[ii]. Questa verità presente nelle nostre cellule include l’arte, che ci permette di sbirciare nel Mistero e di transitare come umili aedi, testimoni e artefici del nostro presente, verso un futuro che non conosceremo mai, eppure ci chiama.
(traduzione dallo spagnolo di Monica Marziota)
[i] Da Il divino Narciso Quadro IV- Narciso
[ii] Concetto usato da Fedor Dostoyevski e Jorge Luis Borges, tra altri scrittori.