Lo specchio della memoria
di Mariassunta Ciccarelli
Ho avuto per la prima volta la percezione di cosa fosse la memoria incontrando in un museo un gruppo di malati di Alzheimer. Il sintomo più frequente, agli esordi della malattia, è la difficoltà nel ricordare gli eventi recenti, a poco a poco anche ricordare il passato più remoto diventa difficile. Alcuni di loro erano più eccentrici e vispi e altri invece avevano uno sguardo assente, sperso, restavano in silenzio, a tratti sembravano dei bambini. Quello che più mi colpì fu che avendo solo dei piccoli sprazzi di memoria dimenticavano proprio chi fossero, l’idea di non avere un’identità, quando erano in grado di prenderne coscienza, li terrorizzava, li mandava in frantumi.
Io ero comunque perplessa, come potevano godere dell’opera d’arte in quello stato? Gli operatori didattici e i terapisti li fecero sedere di fronte a un’opera in particolare, era La battaglia di San Martino di Michele Cammarano, un dipinto di 8 metri per quattro del 1883 che rappresenta uno scontro della II guerra d’indipendenza italiana. Da quell’immagine gli operatori cercavano di suscitare, attraverso domande o riferimenti, curiosità e interesse ma anche ricordi e suggestioni. Sembrava impossibile che potessero riuscire a interpretare l’immagine, che potessero in qualche modo rimettere insieme i pezzi e seguire i fili di una trama che avesse un senso compiuto. E invece avvenne, fu come se nelle loro menti si accendessero delle luci, e una lucina dopo l’altra la mente rimetteva insieme i tasselli, alcuni di loro ricordarono episodi della loro giovinezza semplicemente osservando oggetti e indumenti raffigurati nel quadro, altri addirittura ricordarono alcuni fatti storici narrati nel dipinto. Uno di loro che fino a quel momento non aveva mai parlato e sembrava fosse in uno stato quasi catatonico cominciò a ricordare a tutti le cause della II guerra di indipendenza italiana. Per un attimo alcuni erano tornati in loro, dei piccoli e semplici brandelli di memoria gli avevano donato identità.
La memoria, in questo caso la memoria del bello, aveva ridato senso al tempo e allo spazio restituendo una maggiore percezione di sé a quelle donne e a quegli uomini.
In questo momento storico in cui non produciamo memoria perché è tutto sospeso, perché siamo tutti in attesa di riprendere in mano le nostre vite ciò che ho appena raccontato mi sembra il modo più chiaro per descrivere come senza memoria noi non siamo, non esistiamo.
La memoria è uno specchio, non siamo in condizioni di conoscere noi stessi se non ci specchiamo nella nostra memoria, nella nostra storia.
Anche quando lo specchio della memoria ci rimanda un’immagine distorta è pur sempre la nostra memoria e anche quella contribuisce a narrare l’identità del mondo.