Ascoltare ti umanizza

di Vincenzo Castellone

ph. Gerardo Gaetani d’Aragona

 

«Ascoltare vuol dire saper spegnere il proprio ego ed entrare in simpatia con l’altro».

Voglio partire da questa citazione tratta da un recentissimo film, dal titolo “Il talento del calabrone”, perché secondo me definisce bene la dinamica dell’ascoltare.

Ascoltare ci richiama al silenzio: ovviamente un silenzio attivo, perché soltanto tacendo a me stesso posso dare spazio all’altro, a quell’alterità postami innanzi, che può essere rappresentata da una persona, dall’arte, dalla musica o da un paesaggio.

Ascoltare vuol dire mettersi in relazione, creare un ponte tra me e un’alterità. Esso è un esercizio, dunque c’è bisogno di allenamento. Non tutti riescono ad ascoltare, soprattutto oggi, in quest’anno indimenticabile.

Ascoltare nell’arte facilmente lo associamo a quella musicale, ma è bene sottolineare che quest’esercizio lo possiamo trasporre anche alle altre arti, ad esempio a quella pittorica: basti pensare alla sensazione, perché no, ai sentimenti che un’opera d’arte emana. Da qui capiamo subito che ascoltare non è un mero esercizio fisico, ma forse anche una peculiarità umana. Pertanto potremmo affermare, a giusta ragione, che ascoltare è umano, anzi ascoltare umanizza, rende l’uomo umano. Dunque mai come quest’anno è bene sottolineare l’importanza della cultura, della musica, dei musei, dei teatri, delle biblioteche, perché è la cultura che eleva l’uomo.

Un invito che posso farti, caro lettore, è quello di lasciarti travolgere da quell’alterità che ti è posta innanzi: ascoltala, coltiva quell’incontro. Delle volte è proprio vero che «dalla bocca dei bimbi e dei lattanti» finanche l’Altro ti parla.